Sei il modello V5A1T del 1965 ma sei nata nel 1967, quando sei giunta nella vita della mia futura madre, allora giovane sedicenne. Sei stata a Milano, a Santa Margherita, a Castiglione d'Intelvi soprattutto, e poi sei arrivata a me.
Ti ricordo che io avevo sui dodici anni, non potevo guidarti ma, in quella splendida valle Comasca, salivo su quel tuo motore con l'approccio mistico di un incontro soprannaturale. Tiravo l'aria, giravo la levetta sulla benzina aperta, e salivo fino all'inizio della strada privata, poi mi giravo e scendevo fino a casa. Ricordo distintamente quella volta in cui avevo preso troppa velocità. Nell'ordine: erba per terra, freno dietro non facile da bilanciare a pedale, freno davanti non utilizzabile per non essere catapultati sulla luna, mi fecero capire che dovevo trovare una soluzione. Curva a sinistra, corpo a destra, capriola e per terra. "Tutto bene?", chiesero dal balcone, filtrati dalla siepe impenetrabile. Tutto benissimo, comincio ad annusare il terreno per la prima volta.
Poi vennero i 18 anni e dopo due anni di Fantic trial 50 arancione, che già allora mi distingueva nella Milano bene che mi circondava, chiesi di portare la Vespa a Milano. Usammo il furgone per cavalli dello zio, la legammo come un bovino del west e la portammo giù. Era il periodo delle Vespa al Leone XIII, la mia scuola. Ho ricordi vaghi delle vostre, cari amici: il Nando col Primavera blu, Geppo con un una formula uno travestita da Vespa... Poi forse Ste? Ale? Il parcheggio del Leone lo ricordo eccezionale e splendidamente popolato di ZX, Cube... ma il meglio erano le nostre Vespa. Non so quante delle vostre avessero la storia della mia, il passato familiare e il ricordo della "prima volta"! La mia sì. E a Milano mi ha coccolato per due-tre anni, perfetta, adorabile, impeccabile.
Quella volta che Jacopo, più giovane e Vespato anche lui, mi chiese di farci un giro, la provó e, non sapendo che l'acceleratore rimaneva... accelerato se non giri al contrario la manetta, impennò è sveglio tutti i palazzi che si affacciavano sulla piazzetta (Largo Camus).
Già, la piazzetta, la ricordate? Dovunque fossi a Milano, per tornare a casa passavi di lì perché ci trovavi qualche alunno o Ex-Alunno a chiacchierare, a far vedere la sua macchina, la sua moto, a parlare. E poi ad un certo punto passavano i tamarri, li sentivi dalla curva di ingresso in Rossetti e tremavi. Arrivavano e passavano guardandoti. Se al semaforo sentivi che tornavano indietro c'era la fuga, la grande fuga.
- ZX Dio dal rombo di tuono partivano in Leone XIII urlando "Lasciatemi staVe, sono ancoVa giovane!"
- Piaggio Zip decollavano come jet, ma diesel, con quel motore truccato che rimaneva a un migliaio di giri per i primi 100 metri che sembravano non passare mai e poi ingranavano il Turbo Boost che neanche Michael Knight
- Macchinati (la Golf, in media) sgommavano in via Rossetti incrociandoli.
Noi in Vespa davamo un colpo di pedale e diradavamo tranquilli verso una via di fuga scelta a caso, certi di non essere le prede favorite.
Ma Vespa, tu ti ricordi anche i giorni dei pre-test di Ingegneria al Politecnico? Con te ho viaggiato in quelle zone così lontane dal triangolo Washington-Leone-Pagano, che delimitava la mia vita. Un triangolo delle Bermuda al contrario: fuori da lì era il nulla, il non noto, l'inconoscibile.
Ti ricordi, Vespa, proprio quel giorno del test? Nel diluvio universale, al ritorno verso casa, Milano si bloccò e nella circonvallazione "media", tra la rotonda della Besana e Corso Lodi, la Municipale ci obbligò a cambiare strada perché tutto era allagato. Andare verso l'esterno? Impossibile, paura. Girammo verso l'interno in via La Marmora e dopo poco, al semaforo, l'acqua aveva raggiunto il marciapiede e sommerso la marmitta. Ti sei spenta, dicendo "Va bene tutto ma qui si esagera!". Ti ho spinto per qualche metro, ti ho portato fuori dal lago, e ti ho guardato. Una shakerata ballando col manubrio (quanto mi piaceva farlo!), quattro-cinque colpi di accensione ed eri come prima.
Poi è arrivato uno scooter più comodo, qualche moto, eccetera. E tu sei ritornata su a Castiglione d'Intelvi, tranquilla. E ogni volta che venivo su a trovarti, ti guardavo, controllavo la benzina - anzi, la miscela al 2%, che ai tempi si faceva ancora al distributore, dicendo al benzinaio che percentuale volevi - tiravo l'aria e provavo. Non partivi. Allora smontavo la candela, una pulitina, una martellata a fare l'altezza giusta, rimontavo, due colpi ed eri accesa.
Questo mi ha sempre fatto impazzire di te. Sei sempre partita. Sempre. Spettacolo.
Poi ancora qualche anno ferma, ad aspettare, giù in pianura.
E poi è arrivato Carlo, che quest'estate ti ha presa in braccio e coccolata come fossi sua. Non ti ha cambiata, ti ha proprio fatto nascere di nuovo, affidandoti ad un professionista, sicuramente amante Vespa. Grazie, Carlo!
Ti ho rivisto stasera, quasi commosso, nel giorno in cui la tua prima proprietaria compie gli anni. Non un caso. Auguri Trizia!
Ovviamente sei partita al primo colpo: non avevo dimenticato il rumore Vespa, unico, un borbottìo ineguagliabile.
Mi ricorda un po' l'immagine del nonno con la pipa.
E quello che lasci nell'aria, un profumo di motori di una vita fa, un odore di motore vero, no elettronica, no batteria, no starter.
Un profumo inebriante quanto memoria di gioventù.
Sei tornata, splendida 50 enne.
Qualche foto durante il restauro. Eccola nei giorni della verniciatura
Il muso, scavato
Quando ti ho incontrato, di nuovo, questa sera
Sembravi ad un'esposizione, come pezzo pregiato
Mentre conti tempo e spazio con il tuo Veglia, originale.
La splendida 50enne
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