Rouen (A) - Dieppe (B) - Pourville (C) - Veules les Roses (D) - Fecamp (E) -
Entretat (F)- Honfleur (G) - Deuville (H) - Trouville (I) - Caen (J)
Giornata veramente intensa! Partiamo di buona lena verso le 9 da Rouen in direzione Dieppe, ovvero nord ovest.
Dieppe è una città con una più che discreta storia: stazione balneare già dal 1824 - una duchessa fece qui il suo primo bagno - sale agli albori delle cronache per un tentativo, con quasi 4.000 morti, da parte degli alleati di riconquistare questi territori (il 19 agosto 1942). La vediamo di sfuggita, consci che è l'inizio delle bianche scogliere della "Costa di Alabastro" che vedremo in giornata. Lasciamo quindi la lunga spiaggia di ciottoli e tutte le installazioni circensi alle sue spalle per cominciare la nostra discesa.
Dieppe
Cerchiamo di fare la strada più adesa all'oceano possibile (D75 in particolare), visitando paesini molto grazioni e dallo stile architettonico vichingo: Pourville, Veules-les-Roses per poi giungere a Fecamp. A Fecamp parcheggiamo poco sopra la piazza principale, cominciando a notare una certa maggior presenza umana. La scogliera bianca torreggia su una lunga spiaggia di sassi tondi e ciottoli e Sara non perde l'occasione di cercare, tra le pozze d'acqua lasciate dalla bassa marea, un po' di gamberetti e granchietti, trovandone perfino qualcuno!
(yes, sono io!)
Fecamp
Verso l'una riusciamo ad arrivare come da programma a Etretat. Non siamo gli unici. Complice una assolata giornata, il "fascino modaiolo" che la Lonely Planet le attesta e senz'altro il parcheggio non proprio easy, un baslotto di auto e persone continua a girare la cittadina, fino a chilometri nell'entroterra, alla ricerca di un misero parcheggio per la propria vettura. Tralasciando i dettagli del caso, le code, il caldo, la stanchezza che si accumula, e una splendida litigata in spagnolo con una camperista, che si era indispettita perché avevo chiesto in tedesco ad un germanico di spostarsi, diciamo che alle 15 siamo felicemente seduti in riva al mare, al ristorante "Le repaire des Pirates", dove ci gustiamo un po' di simil-merluzzo (haddock) e un po' di fish & chips. Etretat è però famosa perché ha una bella passeggiata sulle due grandi scogliere che la circondano. Saliamo la scogliera "sinistra" - sono una decina di minuti di camminata, e si giunge ad una grande vista che propone l'oceano, le scogliere bianche, il paesino di Etretat e un campo di golf tutto in pendenza. Siamo veramente tantissimi e io, con la sindrome del "ti butto io, mi butti lei" mi tengo bello lontano da tutto e tutti e sto nei baricentri perfetti dei camminamenti. Sara invece si sporge coraggiosa per poter narrare ai posteri tramite immagini (in pratica fa le foto).
La poco affollata Etretat
Risaliamo verso la macchina e ripartiamo verso la tappa successiva: era prevista Le Havre ma abbandoniamo l'idea per recarci ad Honfleur. Per la cronaca cedo il volante della Opel Adam a Sara! Honfleur è una cittadina molto simpatica, già metà prediletta di Monet a suo tempo, e sviluppata sul fiume che ne evidenzia la parte antica (Vieux Bassin), con le case di tipo vichingo che abbiamo già raccontato in precedenza. Ci sediamo per un rinvigorente The freddo e Sprite osservando le barche a vela ormeggiate. Finalmente qualche secondo di pace e serenità!
Il ponte che da sotto Le Havre porta a Honfleur
Honfleur
Pagato il riscatto delle due bevande, ci dirigiamo verso le 19 a Trouville, che sarà la nostra tappa definita per la cena. Rischiamo subito il tamponamento con un risciò guidato da un dodicenne, e appena avvistiamo un parcheggio "organizzato" ci infiliamo così da non avere più pensieri. Passeggiamo incontrando il Casinò Municipale e ci infiliamo quindi nei vicoli che sono costellati di ristoranti che offrono un sacco di cozze, e parliamo di quelle che si mangiano e non di imbellettate signore con cappelli neri.
Sfrondiamo la lista di tripadvisor per trovare i migliori, e ci infiliamo poi nel ristorante "Les Mouettes" che ci recupera un bi-posto nell'ingresso. Non è scomodo, l'unica cosa sono le persone che aspettano di mangiare che da fuori ti guardano con il gesto che si fa, giusto caso, a chi sale in macchina mentre gli vuoi rubare il posto. Sara gusta una platessa mentre io attacco finalmente le cozze, che devo dire sono non poche e anche buone. Un fritto di patatine te lo portano comunque perché ci tengono a sgrassarti un po' il pancino.
Finita la cena dobbiamo ancora recarci a Deauville, nostra ultima tappa: "Chissà quanto tempo ci vuole ancora, comincia ad uscire dal paese mentre mettiamo su il navigatore". In pratica: da un lato del fiume c'è Trouville, dall'altro Deauville (tipo borgo tre case, frazione di borgo dieci case). Le guide raccontano di una Deauville un po' più modaiola rispetto a Trouville, che in effetti ci era apparsa particolarmente romagnola come approccio. Scorriamo un po' il paese di Deauville, e mentre andiamo verso la spiaggia incontriamo case abnormi ed enormi, sempre in stile "normanno", ma veramente grandissime e tutte con il loro giardino. Il relax della giornata definitivo ci è però dato dalla spiaggia di Deauville. Grande, lunga, poco frequentata (erano certo le 21), cavalli che trottano e galoppano, gabbiani che cercano il dessert, e un sole di fuoco che, piano piano, ci saluta e si butta nel mare. E' un momento di respiro particolarmente corroborante!
Tramonto a Deauville
Ultimo viaggio, ultima tappa: Caen, per il nostro albergo. Il navigatore ci fa scollinare in una foresta piena di boschività erbifere ed animali, io fischietto senza dare a vedere la fobia che scoppi una gomma ed un licantropo ci venga in soccorso. Ma tanto nella macchina c'è il tastino "SOS" apposito, che sappiamo che c'è perché la prima sera Sara, aperto il tettuccio e credendolo mobile (invece è solo un "oblò" per guardare fuori) aveva subito schiacciato il tastino...
Arriviamo comunque a Caen: l'albergo è chiuso, ma la signora per telefono mi aveva dato le istruzioni per accedere: il codice d'accesso, sul retro, al civico tot, piano x camera 22... ancora non so come abbiamo fatto a far tutto giusto!
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