Salutiamo la nostra mansarda di Caen e, dopo aver pagato, ci posizioniamo in macchina alla ricerca di un benzinaio e della strada che ci porti verso le spiagge del D-Day. Mentre siamo ancora lì che traccheggiamo, due ragazzi sbronzi (erano le 9.05) urtano la macchina con il gomito, riempiendomi la portiera di birra. La ragazza dei due comincia a dire cose senza molto senso, mentre lui si scusa e quindi, come dico io "pas de probleme"! Lavata la portiera ci rechiamo verso Bayeux, tappa intermedia verso la costa.
Arriviamo a Bayeux verso le 10.15 e cominciamo a camminare per i suoi vicoli, attratti però subito dalla imponente cattedrale che accoglie i visitatori. Essendo Ferragosto, è in corso la Santa Messa e quindi non possiamo "visitarla" nel vero senso della parola: anzi Sara viene anche un po' cazziata dagli "stewart" perché voleva avventurarsi nella navata laterale! Facendo due passi, incrociamo tante persone con una baguette in mano... e nuffiando un po' in giro arriviamo alla boulangerie dove vendono il Parisse, che è in pratica una baguette più cotta, con una sorta di punta sui lati che Sara chiama "il ciuffo di Eta Beta": buonissima!
La cattedrale di Bayeux
Le vie di Bayeux
Lieti di questo simpatico rinfreschino, partiamo alla volta della costa, verso Omaha Beach, che è dove gli alleati sono sbarcati nel D-Day, il 6 giugno 1944.
D-Day (link immagine)
La prima cosa che visitiamo è il Cimitero Americano a Colleville-sur-Mer. Sono 9.400 le anime seppellite in questo enorme e ben tenuto parco, con un piccolo museo/memoriale e una cappella nel centro. File e file di croci bianche, intervallate da stelle di David per i caduti di religione ebraica, in grandi prati verdi che si affacciano sulla spiaggia di Omaha Beach, dove hanno incontrato il loro destino. Rimaniamo colpiti. Ovviamente in un posto il cui scopo è ricordare la guerra per costruire la pace non ci facciamo mancare una piccola vena polemica, verso un gruppo di autoctoni che scherzano e ridono a gran voce, dimostrando che, ovunque tu sia, puoi sempre trovare degli sciroccati.
Cimitero Americano a Colleville
Ripartiamo da questa intensa visita e andiamo a Vierville-sur-Mer, fuori dalla quale si trova il Pointe du Hoc. E' una parte della costa rocciosa sulla spiaggia dove i tedeschi avevano costruito una fortificazione, in realtà più per difendersi dai nemici di terra che dai nemici dal mare. Il 6 giugno 1944 mattino i rangers Americani scalarono i 30 metri di costa ed arrivarono fino al campo dei tedeschi. Già però bombardati dall'aviazione alleata, i tedeschi erano parzialmente arretrati e quindi i rangers avanzarono nell'entro terra. Il Pointe du Hoc non è stato particolarmente ricostruito ma solo messo in sicurezza, e quindi è comunque impressionante vedere le voragini lasciate dai bombardamenti aerei e le postazioni dei tedeschi. All'ingresso vi sono tre grosse pietre con citazioni di discorsi dei Presidenti Americani. In particolare, nel discorso del 40° mi ha colpito quella di Reagan: "These are the boys of Pointe du Hoc. These are the men who took the cliffs. These are the champions who helped free a continent. These are the heroes who helped end a war". L'inizio della liberazione è stato qui.
Ponte de Hoc a Vierville
Le tappe sono meno serrate di ieri, e quindi scendiamo in spiaggia a Vierville, appunto sulla lunghissima Omaha Beach. Tutto sa di II World War, ci sono dappertutto carroarmati, cannoni, ponti per il trasporto dei mezzi, ed ovviamente anche i nomi degli alberghi e ristoranti ricordano continuamente il D-Day. Ci fermiamo a mangiare vicino alla spiaggia (in realtà a Saint-Laurent-sur-Mer, il paesino di fianco) alla D-Day House e soddisfiamo l'appetito con due quasi discreti Croque Madame e hamburgher con Camembert. Prendiamo poi un piccolo teletto, e ci godiamo più di un'ora di pace sulla spiaggia, a guardare i bimbi che giocano con gli aquiloni, ad ascoltare la musica che una piccola band suonava poco lontano, e prendere qualche raggio di sole. Mi ripeterò, ma la pace su un suolo così di guerra ha un sapore intenso.
Ripartiamo sereni di questo primo pomeriggio, e andiamo verso la nostra tappa finale di oggi, Cherbourg. Avvicinandoci al paese troviamo qualcosa di diverso dal resto della Normandia: nonostante sia infatti una città più isolata e quindi meno incline alle influenze del territorio, è in realtà un porto strutturato, che ospita anche traghetti e crociere. Questo il motivo per cui incontriamo un villaggio più moderno, dove alle case della Normandia pluridescritte incontriamo anche palazzi nuovi, centri commerciali rilevanti, viettine con negozi più moderni. Il nostro albergo (Hotel Chantereyene) si presenta molto bene come posizione e come camere, si affaccia direttamente sul porto dove dopo cena facciamo due piacevoli passi alla scoperta dell'infinita distesa di barche a vela: sembravano, nel buio, tanti shanghai bianchi infilati nel terreno. La cena è la migliore da quando siamo qui. Non trovando tantissimo aperto, andiamo al Café de Paris, sulla strada che costeggia il porto, e ci troviamo magnificamente. Decidiamo per un riso nero venere con aragosta e un trancio di salmone, anticipati da un piatto di gamberetti. Che sono minuscoli e tutti da pulire, e ovviamente Sara non tocca un carapace neanche a pagarla! Seziono e opero il centinaio di gamberetti con maestria, e sono pure buoni. Così il salmone e il riso venere, e quindi decidiamo di strafare dividendoci un dolce!
Cherbourg!