Siamo rimasti affascinati dalla bellezza e organizzazione di Cherbourg, e la mattina facciamo due passi per cercare una colazione. Troviamo una bella boulangerie dove io mi scofano una bella baguette - aveva un nome particolare ma l'ho dimenticato - mentre Sara una briochina alla mela. Trovo perfino modo di prendermi un bel caffé (bello: per il "buono" devo ancora aspettare!) e Sara riesce finalmente a trovare il succo di albicocca che pareva in terra francofona essere merce rara. Ci siamo svegliati con calma, non abbiamo troppa fretta di partire perché l'idea è di arrivare a Mont Saint Michel nel pomeriggio.
Charbourg (A) - Barneville-Carteret (B) - Beauvoir / Mont Saint Michel (C)
Partiamo quindi con tranquillità cercando di fare la costa almeno nel primo tratto ed arriviamo ad una tappa cittadina di nome Barneville-Carteret, di cui avevamo letto qualcosa. Non ricordiamo cosa ne avessimo letto, in effetti, ma la cittadina è sul mare e c'è un bel porto! E soprattutto una boulangerie proprio dove parcheggiamo la nostra Opel Adam, e quindi, che si fa, non lo si assaggia un altro Parisse (la baguette di cui vi avevamo già scritto)? Sara si fa fare un panino anche lei e ci sediamo al lato del porto, vicino agli scogli che delimitano i passaggi di ingresso al porto stesso, così che vediamo tanti corsi di vela passare a "scaricare" chi aveva finito il corso: piccole barche a vela con piccoli bambini a bordo, windsurf, catamarani-mini... molto piacevole, e molto bello il panorama!
Barneville-Carteret
Riprendiamo il nostro cammino, che comunque è di più di un'ora, verso Mont Saint Michel - e il secondo bel caffé della giornata mi tiene abbondantemente sveglio fino all'Auberge de la Baie, il nostro albergo, che è a pochissimi chilometri dalla nostra destinazione culturale. Un breve passaggio in camera (discreto, meno che carina) e andiamo verso il parcheggio. Sono le 17.15 circa, e tantissimi in realtà stanno lasciando l'isolotto, e lo si vede perché le obbligatorie navette che fanno la spola (anche di notte) tra il parcheggio e l'ingresso sono piene di turtisti in uscita. Con il mezzo godereccio sorriso che ci viene quando vediamo la coda nel senso di marcia opposto al nostro, percorriamo con la navetta la strada e il ponte che porta a Mont Saint Michel.
L'arrivo a Mont Saint Michel
Beh è effettivamente straordinario, nel vero senso della parola. Ci si figuri in pratica un isolotto: verso il 700 d.C. al vescovo di Avranches Auberto apparve in sogno l'arcangelo Michele, chiedendogli di costruire una cappella in suo onore in cima al monte su cui si era addormentato. Mi colpisce sempre pensare che trattiamo di più di mille anni fa, che è veramente un'eternità tecnologica!
Il monte granitico ha tutto scavato su di sé il piccolo paesino di Mont Saint Michel, una strada che sale arrampicandosi su di esso, incrociando una piccola cappellina, il cimitero fino ad abbarbicarsi verso l'ingresso dell'abbazia vera e propria, patrimonio mondiale dell'umanità. Quest'ultima definizione non stupisce: scivoliamo nell'abbazia benedettina conoscendo tante e grandi stanze, partendo ovviamente dalla Chiesa, culmine retto da tutte le stanze inferiori (refettorio, ambulatorio, salone degli ospiti).
E' un continuo sovrapporsi delle immagini che "Il nome della Rosa" ha scolpito in noi; del pensiero agli uomini che, con carrucole e argani, sollevavano massi pesanti, fatti arrivare chissà da dove, fino ai 90 metri di altezza; e di frotte di turisti omnipatria, armati dell'impalpabile forza del 4G e del selfie stick. Mi fermo a meditare al time lapse millenario che ogni pietra ha dentro di sé, con il passaggio di monaci benedettini, di inglesi alle porte che cercavano invano di entrare, di carcerati cui dover far muro per evitarne la fuga, fino a noi turisti. E lo sguardo delle pietre sicuramente è sull'oceano di fronte, che muta anche ogni 6 ore d'altezza, e ha, in alcuni casi, maree fino a 15 metri.
L'arcangelo Michele uccise un drago... qui c'è un bestione imprigionato... c'entrerà???
Il monte granitico ha tutto scavato su di sé il piccolo paesino di Mont Saint Michel, una strada che sale arrampicandosi su di esso, incrociando una piccola cappellina, il cimitero fino ad abbarbicarsi verso l'ingresso dell'abbazia vera e propria, patrimonio mondiale dell'umanità. Quest'ultima definizione non stupisce: scivoliamo nell'abbazia benedettina conoscendo tante e grandi stanze, partendo ovviamente dalla Chiesa, culmine retto da tutte le stanze inferiori (refettorio, ambulatorio, salone degli ospiti).
L'evoluzione di Mont Saint Michel
E' un continuo sovrapporsi delle immagini che "Il nome della Rosa" ha scolpito in noi; del pensiero agli uomini che, con carrucole e argani, sollevavano massi pesanti, fatti arrivare chissà da dove, fino ai 90 metri di altezza; e di frotte di turisti omnipatria, armati dell'impalpabile forza del 4G e del selfie stick. Mi fermo a meditare al time lapse millenario che ogni pietra ha dentro di sé, con il passaggio di monaci benedettini, di inglesi alle porte che cercavano invano di entrare, di carcerati cui dover far muro per evitarne la fuga, fino a noi turisti. E lo sguardo delle pietre sicuramente è sull'oceano di fronte, che muta anche ogni 6 ore d'altezza, e ha, in alcuni casi, maree fino a 15 metri.
Ci gustiamo, in fronte alla piccola chiesetta che sta fuori dalle mura, qualche minuto di tardo pomeriggio: sono le 19.30, sempre meno persone animano Mont Saint Michel, le botteghe chiudono lasciando spazio a ristoranti in cui il voto eccelso da poter dare alla posizione geografica sta a compensare un'abilità culinaria non proprio degna del francese titolo "chef"! Mentre Sara assaggia dei formaggi locali, io mi faccio rapire da una crepe con mela, mandorle e caramello con una pallina di stonatissimo (e un po' chimico, a dir la verità) gelato alla fragola (avevo questa voglia da tutto il giorno!). Scopro peraltro che la concentrazione di zuccheri del caramello mi è letale e comincio a parlare a duecento all'ora.
Navetta, pagamento del riscatto dell'auto al parcheggio e ritorniamo in albergo, ma vorremmo godere degli ultimi momenti di luce della giornata. Con ancora l'illuminante cielo delle 21.00, ci avviamo a piedi nel campo che parte davanti al nostro albergo in direzione Mont Saint Michel: non vi arriviamo, ovviamente, ma gustiamo la bellezza del suo cambiamento serale, in cui le pietre vengono illuminate dalle luci artificiali dando poesia al panorama.