Oggi è il giorno della gita in barca, come mostra la foto di questo post... disegnato da Giuseppe!





La sveglia suona alle 6:00 per poter fare una colazione prima di partire alle 7:15, orario in cui si presenta un simpatico Vanette fuori dall'Hilton. Dopo aver raccolto le nostre cose al diving center siamo pronti a partire, il tragitto in macchina è meno di una mezz'ora, almeno fatto a 120 Km/h, su una lingua di asfalto stesa alla bell'e meglio verso Marsa Alam, superando camion carichi di tappeti altri dieci metri e posti di blocco.

Il programma di oggi

La nostra barca!

Ti butto giù dal gommone!
   
Il reef per l'immersione

Sempre il reef
     
Ecco tutte le mute del diving

Arriviamo in una baia di Marsa Alam dove ci aspettano 4-5 yacht, e sul nostro alla fine saremo una quindicina di persone - tutti tedeschi tranne noi.
C'è vento (più di 20 nodi) e anche un po' di mare, ma dopo una mezz'oretta di navigazione arriviamo vicino ad un reef, in cui si concentreranno due immersioni. Durante la navigazione, un'onda anonima si slancia contro la barca slavando Sara e Paola che pigrottavano sul ponte, provocando le grasse risate dello staff ed in particolare del divemaster che ancora sta ridendo!

La guida ci prende in simpatia - come potrebbe essere altrimenti - e all'immersione siamo noi più altri 5. C'è un po' di titubanza sulla temperatura e Paola in particolare indossa 13 mute diverse, praticamente una cucciolata di strati per ripararsi dal possibile freddo. Ma tempo che Giovanni, Paola e Sara toccano acqua, glaciale si solleva il grido "Al Freddo Al Freddo" che risuona ancora adesso nei teatri di tutto il mondo (Ah ma mi Alfreeedo).
L'immersione è per la verità povera (in quantità) di pesci ma ricca di colori, e di buona visibilità. Riusciamo a vedere pesci palla, pesci scatola (non so se esiste o Sara mi ibeffa), fuciliere, razza, pesce leone. Dopo 53 minuti (e 17.7 metri di max profondità) di immersione - io, che
avevo una piccola perdita dal primo stadio sono arrivato ad avere 25 bar, con il computerino che suonava come le campane a Pasqua - mentre le ragazze hanno le mano sui gomiti dal freddo, ed anch'io comincio a patirlo, Giovanni passa come un missile correndo sotto e sopra le acque, cercando di scaldarsi!

E si nuota! 
Pesce leone


Paola e Giovanni
  
Coralli

Altro corallo
Paola!

Uno squarcio di natura
Rientrati, ci riscaldiamo al sole e ci aspetta il pranzo: sarà la sindrome da barca che mi attanaglia, ma mangiamo più che bene (pasta, riso, patate e wurstel - non abbiamo ancora capito di che animale), soprattutto un pollo fritto che credo entri nella mia top 5 dei migliori polli mai mangiati all'estero.

In realtà è molto presto e all'una e mezza siamo pronti e digeriti per la seconda immersione, che però facciamo solo Sara ed io mentre Paola e Giovanni si crogiolano al sole. Riusciamo a vedere un pesce leone molto grosso, due nudibranchi, passiamo per due piccoli canyon, il secondo dei quali più strettino e bellino e poi visitiamo un relitto. Sarà che ce lo aspettavamo come quello delle Maldive, cioè "intero", in realtà si rivela essere un insieme di assi di legno e di pezzi di lamiera, tubi, water (ben due!) e motore. Rientriamo in 45 minuti (max profondità 17 metri), io per la verità non freddissimo, ma Sara, che grazie ai suoi strati più quelli di Paola sembra l'omino Michelin, comunque infreddolita!

Pesci pagliaccio

Pesce cammello (Sara, ma sei sicura?!?)

Razza 

Un altro squarcio di natura

Natura!
Bene, siamo pronti per ritornare. Siamo tutti legati tra le varie barche per stare fermi, giusto, ora slega, lega, spingi, sposta, lega, uh che carini ci trascinano... ci trascinano... vai accendi, no?... non accende.
Bene, in pratica la nostra barca non si accende (evidentemente lo sapevano) e dobbiamo ritornare tirati da due cime. Ma le onde sono altissime, e andiamo lenti, e sbam! si rompe una cima. Gommone e portano seconda cima. Due onde alte e sbam! elastic! con la cima che quasi colpisce un marinaio
della barca davanti. Onde altissime, gommone, nuova cima, questa regge, pochi minuti e sbam! anche quella! E poi ancora una quarta! Sbam!!! Per fortuna dopo la quarta procediamo e avvicinandosi alla baia le onde calano e rientriamo. Che avventura!

Rientriamo all'Hilton sempre a 120 all'ora, un po' di rilassamento,  prenotazione delle prossime avventure, cena in stile tedesco e... buona notte!

Trainaci!

22 aprile 2019 - Marsa Alam diving

Oggi è il giorno della gita in barca, come mostra la foto di questo post... disegnato da Giuseppe!





La sveglia suona alle 6:00 per poter fare una colazione prima di partire alle 7:15, orario in cui si presenta un simpatico Vanette fuori dall'Hilton. Dopo aver raccolto le nostre cose al diving center siamo pronti a partire, il tragitto in macchina è meno di una mezz'ora, almeno fatto a 120 Km/h, su una lingua di asfalto stesa alla bell'e meglio verso Marsa Alam, superando camion carichi di tappeti altri dieci metri e posti di blocco.

Il programma di oggi

La nostra barca!

Ti butto giù dal gommone!
   
Il reef per l'immersione

Sempre il reef
     
Ecco tutte le mute del diving

Arriviamo in una baia di Marsa Alam dove ci aspettano 4-5 yacht, e sul nostro alla fine saremo una quindicina di persone - tutti tedeschi tranne noi.
C'è vento (più di 20 nodi) e anche un po' di mare, ma dopo una mezz'oretta di navigazione arriviamo vicino ad un reef, in cui si concentreranno due immersioni. Durante la navigazione, un'onda anonima si slancia contro la barca slavando Sara e Paola che pigrottavano sul ponte, provocando le grasse risate dello staff ed in particolare del divemaster che ancora sta ridendo!

La guida ci prende in simpatia - come potrebbe essere altrimenti - e all'immersione siamo noi più altri 5. C'è un po' di titubanza sulla temperatura e Paola in particolare indossa 13 mute diverse, praticamente una cucciolata di strati per ripararsi dal possibile freddo. Ma tempo che Giovanni, Paola e Sara toccano acqua, glaciale si solleva il grido "Al Freddo Al Freddo" che risuona ancora adesso nei teatri di tutto il mondo (Ah ma mi Alfreeedo).
L'immersione è per la verità povera (in quantità) di pesci ma ricca di colori, e di buona visibilità. Riusciamo a vedere pesci palla, pesci scatola (non so se esiste o Sara mi ibeffa), fuciliere, razza, pesce leone. Dopo 53 minuti (e 17.7 metri di max profondità) di immersione - io, che
avevo una piccola perdita dal primo stadio sono arrivato ad avere 25 bar, con il computerino che suonava come le campane a Pasqua - mentre le ragazze hanno le mano sui gomiti dal freddo, ed anch'io comincio a patirlo, Giovanni passa come un missile correndo sotto e sopra le acque, cercando di scaldarsi!

E si nuota! 
Pesce leone


Paola e Giovanni
  
Coralli

Altro corallo
Paola!

Uno squarcio di natura
Rientrati, ci riscaldiamo al sole e ci aspetta il pranzo: sarà la sindrome da barca che mi attanaglia, ma mangiamo più che bene (pasta, riso, patate e wurstel - non abbiamo ancora capito di che animale), soprattutto un pollo fritto che credo entri nella mia top 5 dei migliori polli mai mangiati all'estero.

In realtà è molto presto e all'una e mezza siamo pronti e digeriti per la seconda immersione, che però facciamo solo Sara ed io mentre Paola e Giovanni si crogiolano al sole. Riusciamo a vedere un pesce leone molto grosso, due nudibranchi, passiamo per due piccoli canyon, il secondo dei quali più strettino e bellino e poi visitiamo un relitto. Sarà che ce lo aspettavamo come quello delle Maldive, cioè "intero", in realtà si rivela essere un insieme di assi di legno e di pezzi di lamiera, tubi, water (ben due!) e motore. Rientriamo in 45 minuti (max profondità 17 metri), io per la verità non freddissimo, ma Sara, che grazie ai suoi strati più quelli di Paola sembra l'omino Michelin, comunque infreddolita!

Pesci pagliaccio

Pesce cammello (Sara, ma sei sicura?!?)

Razza 

Un altro squarcio di natura

Natura!
Bene, siamo pronti per ritornare. Siamo tutti legati tra le varie barche per stare fermi, giusto, ora slega, lega, spingi, sposta, lega, uh che carini ci trascinano... ci trascinano... vai accendi, no?... non accende.
Bene, in pratica la nostra barca non si accende (evidentemente lo sapevano) e dobbiamo ritornare tirati da due cime. Ma le onde sono altissime, e andiamo lenti, e sbam! si rompe una cima. Gommone e portano seconda cima. Due onde alte e sbam! elastic! con la cima che quasi colpisce un marinaio
della barca davanti. Onde altissime, gommone, nuova cima, questa regge, pochi minuti e sbam! anche quella! E poi ancora una quarta! Sbam!!! Per fortuna dopo la quarta procediamo e avvicinandosi alla baia le onde calano e rientriamo. Che avventura!

Rientriamo all'Hilton sempre a 120 all'ora, un po' di rilassamento,  prenotazione delle prossime avventure, cena in stile tedesco e... buona notte!

Trainaci!