Siamo sopravvissuti alla prima notte di campeggio in Islanda: questo è già un buon risultato! La pioggia con il suo tap tap sulla tenda non penetra sui nostri giacigli e il freddo non è così folle come temuto: va detto che io me la cavo - e a tratti ho proprio caldo - con tuta e magliettina, mentre Sara con pigiamone invernale, maglione di pelo, cappellino e calzettoni col fondo in acciaio inox, patisce anche freddo. Stasera, già che l'abbigliamento è questo, proveremo a metterle anche le ciaspole.
Alle 8 siamo svegli e pimpanti e sotto un po' di pioggerellina smontiamo la tenda, non rimpiangendo i servizi del campeggio che sono di bassa qualità. Siamo pronti per la prima tappa, che è la spiaggia di Vik, nera distesa di sabbia con tre grandi faraglioni a dominarla.
Ci spostiamo, tornando indietro di qualche chilometro, a Dyrhólaey. Sono alcuni scogli a picco sul mare, dai quali gli scorci sono eccezionali: in più, finalmente, avvistiamo uno dei simboli dell'Islanda, il Puffin, o Pulcinella di mare! Trattasi di un simpatico pennuto tutto pacioso e tronfio del suo pelo pinguinoso, che sa anche volare e occupa quelle zone! Guardando in acqua riusciamo anche a vedere una foca con un pesce in bocca che si fa vedere dai turisti spuntando con la testa dall'acqua!
Ripartiamo per la nostra prossima tappa, che è il vulcano (estinto) Laki. Ora, voi penserete che noi lo si abbia visto da fuori, da sotto... no! Abbiamo preso la mulattiera di 60 chilometri che in sole due ore (sic!) ci ha portato fino in cima, per poter passeggiare nel cratere del vulcano! La cosa più eccitante è stata il viaggio! Abbiamo dovuto guidare su sassi e rocce e soprattutto abbiamo dovuto guadare i fiumi! Ma non tipo entro-esco come fa' Sara quando l'acqua è fredda, proprio entrarci e farci metri e metri in macchina, col pensiero che la corrente ci trascini e la marmitta vada sott'acqua! Che forza! Tutta questa fatica è totalmente ripagata dal panorama e dal paesaggio: a tratti lunare, a tratti nero come la sua base lavica, a tratti in scala di verde, tra ciuffi d'erba solitari e rocce muschiate e pratoni, il tutto puntellato da solitarie pecore. Un insieme di colori che rendono vivo il tempo che, se non l'avessimo detto, è per tutto giorno üggioso e, là in alto, anche nebbiøsø.
Si sono fatte ormai le 18.00 quando si ritorna sulla Ring Road numero 1, e il viaggio è ancora lunghissimo! Dobbiamo arrivare a Höfn dove leggenda narra ci siano gli scamponi e gamberoni migliori dell'isola.
Intanto però un'altra tappa, Jökulsárlón, incontra il nostro cammino: è una baia sotto il ghiacciaio Vatnajökull, dove gli iceberg non riescono a giungere al mare e quindi si incastrano, creando uno spettacolo di "coda" veramente particolare.
Ci manca ancora un'ora per la nostra meta, e il percorso è costellato da ghiacciai, colline verdissime con artigli neri dati da piccoli cedimenti, spiagge fangose e nere, pecore, ponti mono corsia (non l'abbiamo ancora detto? Per strada ci sono moltissimi ponti che sono stati costruiti mono corsia e che quindi vanno affrontati pre-controllando che non arrivi uno dalla parte opposta!).
Arriviamo a Höfn e corriamo verso il ristorante Humarhöfnin dove ci aspettano effettivamente delle code di gambero moolto gustose!
Arriviamo al campeggio della città alle 23 ma, ormai campeggiatori provetti, in quattro e quattro dodici montiamo la tenda e ci infiliamo... sembra ci sia vento...
Paolo Arosio